venerdì 14 ottobre 2011

Era il 1984.

Vigeva la regola del parallelogrammo, dato che si stava stretti in tutte le basi e le altezze, anche diviso due.
(Dopo un intro così, mi spiegate per quale motivo continuano a rigettarmi le bozze dei miei libri??)
Stavo vendendo cappelli all'angolo di Washington Street a Singapore (MI), tiravo su qualche soldo e ogni tanto mia madre al piano di sopra riusciva ad afferrarlo al volo, quando d'improvviso, nel maestoso buio di mezzamattinata, vidi spuntare un'enorme Jaguar del 1998, RossoFuoco, con tanto di fiamme e vigili del fuoco che ne estinguevano i bollenti spirti.
Nel mentre di quella scena caotica, vidi una donzella. Bionda, leggera e spensierata chiacchierava con le sue due amiche, una mora e una rossa. Estasiato da tale fulgida bellezza, incisi un sonetto nella mia mente (ne riporto brevemente una strofa "Ella è là, fulgida come l'aquila/che la prima luce dell'ala mira./L'occhio chiaro riflett'e riluce, la/luna invidiosa lo sguardo vira."). Ma sbagliai a perdere tempo a scrivere per lei. Potevo fare tante altre cose. Tipo, cercare una ricetta di Cotto e mangiato con la Parodi, le lasagne con ricotta e spinaci, diverse dalle lasagne spinaci e ricotta. (l'atto di cucinare non è commutativo, la potenza invece sì). Comunque, era il 1932, i tedeschi si facevano chiamare deschi e per colpa di noi italiani ora si chiamano tedeschi ("Wir sind tralalà","Ah, ma voi siete Deschi?","Funfunfunzig","No, dico te Deschi?","yayayaschen","Aho! TeDeschi?" ecco, così è più o meno andata).
E niè.
Pace e prosperità.
Sircalist.

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biriabbabuja

 

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